Viaggio in Thailandia fai da te – Ayutthaya
24 giorni da Nord a Sud.
950,00 euro a persona – tutto compreso.
Vuoi organizzare anche tu un viaggio come il mio? Prendi spunto dal mio racconto.
Indice dei contenuti
Cosa aspettarti da questa mia esperienza? Non posso prometterti un racconto alla “Into the wild“, né un’emozionante fuga d’amore. Posso, però, assicurarti che alla fine di questo viaggio letterario sarai pronto a partire pure tu per questa incredibile avventura.
Ogni settimana pubblicherò un articolo per suddividere il lungo viaggio in piccoli racconti.
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Ecco gli altri racconti
- Organizzazione del viaggio
- Volo di andata + Bangkok
- Nakhon Pathom + Kanchanaburi
- Ayutthaya
- Sukhothai
- Chiang Mai
- Chiang Rai
- Phuket + Phi Phi Island
- Bangkok + volo di rientro
4. Ayutthaya
30 Ottobre 2017 / 5° giorno
Quello di oggi sarà un giorno di riposo e di viaggio, quindi davvero poco avventuroso
Inizieremo con la mattinata passata a sonnecchiare, dopo giorni passati con la sveglia alle 6:00 e il fuso orario ancora non ben metabolizzato. Devo ammettere che i suoni della giungla e la splendida vista sul verde hanno contribuito molto al recupero completo di tutte le energie! (di cosa sto parlando? del Baanrai Sayoknoi Resort).
Nella recensione dell’albergo vi ho parlato del proprietario, il quale non conosceva nemmeno una parola in inglese; beh, non ho mai faticato così tanto per riuscire a cogliere qualche informazione nelle sue frasi. Farci spiegare come raggiungere la fermata del bus per raggiungere Suphanburi e, poi, Ayutthaya è stato paragonabile ad un parto plurigemellare, ma alla fine ce l’abbiamo fatta! Come? Ci ha accompagnato lui, dandoci un passaggio sul suo pick up! Nonostante i problemi di comunicazione ha desiderato aiutarci fin dal primo momento, quindi non posso che ringraziarlo per la sua gentilezza e ospitalità.
Raggiunta la fermata (si trova proprio davanti all’ingresso del parco di Say Yok Noi), abbiamo preso il VIP bus (100 bath a persona – 2,50 euro) per raggiungere la stazione di Suphanburi, e da lì proseguire grazie ad un Minivan verso Ayutthaya.
Arrivati alla stazione, è stato bellissimo vedere come sia semplice muoversi con la rete di bus e minivan. Un uomo (solitamente con una camicia blu) ti attende all’ingresso per chiederti dove devi andare. Ti accompagna alla biglietteria e ti indica dove partirà il van e a che ora.
Dovendo attendere un’oretta, decidiamo di fare una passeggiata nei dintorni della stazione, soprattutto per mangiare qualcosa visto che eravamo a digiuno (anzi, con solo gli insetti nello stomaco!). Ci sfamerà una bancarella con una signora che vendeva Satay Gai, degli spiedini di pollo al curry da mangiare insieme ad una salsa buonissima!
Ripartiamo per Ayutthaya con il minivan. Il viaggio dura circa 3 ore, e possiamo vedere lungo la strada il disastro causato dall’alluvione di cui avevamo sentito parlare nei telegiornali. Nonostante la fine di ottobre dovrebbe essere un mese “tranquillo” per le pioggie, un violento temporale ha distrutto moltissime abitazioni, che ora si trovano semi sommerse dall’acqua e dal fango.
Il minivan raggiunge la città di Ayutthaya e ci lascia proprio al centro, che poi scopriremo essere a pochi metri dal nostro alloggio, il Baan Khun ya Ayutthaya.
Dopo una veloce fermata in albergo per poter posare gli zaini, decidiamo di raggiungere uno dei templi più belli durante il tramonto, visto che erano quasi le 18:00 (il sole, in questo periodo dell’anno, tramonta tra le 18:00 e le 18:30) e prendiamo un tuk tuk nella zona centrale per 100 bath (2,50 euro).
Raggiungiamo il Wat Chaiwatthanaram, uno dei pochi templi che si trova fuori dal canale che circonda la città. Lo avevo scelto cercando le immagini online e trovando bellissime foto con il tempio riflesso sull’acqua. Non fate il mio errore. Il tempio riflesso si può vedere solo durante la crociera sul fiume, che organizzano appositamente la sera poco prima del tramonto. Dall’altra sponda del fiume non si riesce, infatti, ad accedere!
Ci facciamo quindi portare all’ingresso e scatteremo le foto da quella prospettiva.
Dopo il tramonto pensiamo bene di fare una passeggiata per raggiungere il centro e cenare. Vorrei non aver mai avuto questa stupida idea.
Vi ricordate della mia paura di vagare senza molta illuminazione, e dei cani randagi? Ayutthaya è, per eccellenza , la città dei cani randagi.
Superata la prima zona vicino al tempio, ci ritroviamo su una strada a scorrimento veloce, dove però non passavano i tuk tuk. Ci incamminiamo verso il centro, attraversando la strada quando ci ritroviamo davanti coppie di cani sonnecchianti; non per un reale pericolo, ma giusto per precauzione.
Procede così fino a quando non vediamo che i cani iniziano a moltiplicarsi, e da coppie diventano interi branchi. Beh, la mia forza di volontà ha un limite, e non riesco più a proseguire. La paura che uno di quei cani potesse pensare che io stessi varcando il suo territorio e decidere di mordermi, mi paralizzava. Tutto, ovviamente, era condito dai mille racconti che avevo letto di gente morsa dai cani randagi in Thailandia, che in quel momento mi tornavano in mente uno dopo l’altro. Non riuscivo a pensare ad altro, quindi, presa dal panico, chiedo al mio ragazzo di tornare indietro e cercare il prima possibile qualcuno che potesse accompagnarci in centro.
Troviamo un tuk tuk in una stradina deserta e ci facciamo portare al mercato notturno, dove faremo una passeggiata e mangeremo una fantastica cena a base di pad thai e Takoyaki (molto poco thailandesi, ma buonissimi ed economici!). Torneremo preso in albergo, poichè il giorno seguente ci aspetterà una bellissima esplorazione dell’antica capitale della Thailandia.
Ayutthaya
31 Ottobre 2017 / 6° giorno
Oggi dormiamo qualche minuto in più perché sappiamo cosa ci aspetterà la notte. Scendiamo in reception e chiediamo informazioni sul bus per il trasferimento notturno a Sukhothai. La gentilissima ragazza chiama il proprietario che ci illustra le varie opzioni, comprendendo nel prezzo già buono anche un taxi che ci accompagnerà alla stazione dei bus, che si trova fuori città. Verrà a costare 200 bath a persona (5 euro), per un VIP bus + trasferimento. Inoltre, chiediamo anche delle biciclette per girare la città ed esplorare i templi, che ci noleggerà per soli 40 bath al giorno (1 euro). Il proprietario ci regala una mappa di Ayutthaya e ci segna i templi più importanti, in modo da non perderne nemmeno uno.
Presi i nostri potenti mezzi, ci dirigiamo verso il primo tempio segnato nella mappa: il Wat Maha Tat. Parcheggiamo le bici all’esterno e facciamo i biglietti per entrare. Un tempo, questo era uno dei templi più importanti, ora è famoso per la testa di Buddha imprigionata tra le radici intrecciate di un albero. La fila per il Buddha è sempre impressionante, non a caso è una delle cose più fotografate del parco storico di Ayutthaya.
La visita prosegue, in sella ai nostri destrieri, fino a raggiungere la prossima meta, il Wat Ratchaburana, con uno dei Prang più belli del parco storico. La possibilità di entrare nella torre e scendere fino alla cripta rende la visita ancora più emozionante. Nella cripta, durante gli scavi, furono trovati molti tesori e rare immagini del Buddha.
Lasciatoci questo tempio alle spalle, prendiamo la direzione del Wat Thammikarat, un tempio minore consigliatoci dal proprietario dell’albergo. Qui, all’ingresso, ci accoglierà un simpatico monaco paffuto che ci farà pagare il biglietto e ci mostrerà il percorso. All’entrata notiamo subito un cartello per delle offerte, ma attira la nostra attenzione poiché non erano per il tempio, ma per i centinaia di cani che lo stesso tempio accudiva.
Ci avviamo nell’area sacra, dove notiamo che sono rimaste quasi solo rovine. Le uniche cose rimaste sono: un chedi dorato, con molte statue di leoni intorno; una testa di Buddha gigante, che emerge da un fiori di loto e, all’interno di una piccola costruzione, un Buddha dorato sdraiato. Non è appariscente come le altre rovine del parco storico, ma sicuramente qualcosa da vedere.
La prossima attrazione è, per me, il luogo più bello del parco storico. Non a caso è il simbolo di Ayutthaya. Parlo del Wat Phra Si Sanphet, il tempio più sacro dell’antica capitale. I tre Chedi, che vennero costruiti in tempi differenti e sotto sovrani diversi, sono tutto ciò che rimane dopo l’invasione birmana. Questi Chedi hanno delle scale per raggiungere i punti più alti. Io sono ovviamente salita, con grandissima fatica visto che l’alzata dello scalino era gigante e la pedata era giusta per un numero 32. Ed ero con le infradito, quindi immaginate la pericolosità di questa cosa. Non fate come me.
Dopo aver rischiato la morte inutilmente, lasciamo anche questo sito per avvicinarci al prossimo. Durante il tragitto notiamo che ci sono moltissimi elefanti per le strade, provenienti dal vicino parco. In città è infatti possibile fare un piccolo tour sulla schiena degli elefanti che consiste in una passeggiata di 100 metri. Non sono un’animalista, ma questi animali vengono sfruttati per il divertimento di noi umani… e ciò è davvero fastidioso. Vi chiedo perciò di evitare questa commercializzazione degli elefanti, poiché se avete il desiderio di entrare in contatto con questi fantastici animali, la Thailandia è piena di centri di recupero in cui poter giocare e fare il bagno insieme ai pachidermi.
Dopo una lunga passeggiata in bici, raggiungiamo il Wat Lokkayasutharam, un Buddha sdraiato lungo ben 42 metri, realizzato nel primo periodo di Ayutthaya. Siccome la visita è abbastanza veloce, decidiamo di fermarci per riposarci all’ombra degli alberi, per poi ripartire verso il parco del Wat Phra Ram, per pranzare con qualche spuntino acquistato in un minimarket e riposare in mezzo al verde.
Visto che il nostro rientro è previsto per le 18:00 (avremo a disposizione una sala nell’hotel per riposarci mentre attendiamo il taxi che ci viene a prendere) decidiamo di girare la città senza meta, grazie alle biciclette. Al di fuori del parco storico, Ayutthaya non è una città molto interessante e non riesco a capire come sia possibile scegliere quest’ultima al posto di Sukhothai. Non c’è paragone tra la bellezza delle due!
Prima di tornare in albergo prendiamo qualcosa per cenare in un ristoranti gestito da due ragazze che non avevano mai visto altri clienti in vita loro. Si trattava di una casa “aperta” con tutti poster di idol coreani, e il cibo voleva essere una copia di quello coreano. Non so cosa abbia mangiato. Abbiamo chiesto pollo, per stare sul sicuro, ma non siamo certi che abbiano capito.
Il taxi ci prende alle 21:00 in hotel, poiché il nostro bus partirà alle 23:00 dalla stazione fuori Ayutthaya. Aspettare alla piccola stazione è stato un po’ uno strazio, poiché era infestato di zanzare e, per non farci pungere, ci eravamo coperti completamente (avevamo anche uno spray antizanzare, ma le precauzioni non sono mai troppe). Immaginatevi essere completamente coperti quando fanno più di 30 gradi.
Appena arrivato il vip bus, carichiamo le nostre cose e ci sistemiamo comodi. Passeremo la notte in viaggio, dormendo sul bus accanto ad un monaco antipaticissimo. Credo che, per errore, gli abbia anche messo i piedi sul bastone.
La direzione del nostro viaggio? Sukhothai, capitale del primo grande regno siamese.
Non perdetevi il prossimo racconto, che uscirà (si spera, visto che sarò in viaggio) lunedì 12 marzo!
Che invidia leggere di questi tuoi racconti 🙁
Sembra sempre più emozionante ^^
Quanti spunti interessanti… mi è venuta una gran voglia di Thai!!!
a me invece è venuta una gran voglia di PAD Thai !! mammamia quanto l’ho adorato!!
Che posto da sogno! Deve essere stato un viaggio molto interessante, ma questa tappa è indimenticabile