Napoli, bellissima città del Sud Italia, è strettamente legata alle leggende e alle credenze del passato. Affidandoci a queste storie è possibile scoprire come la zona sia abitata da fantasmi, streghe e tante altre figure. Oggi scopriamo insieme la leggenda della Janara.

La leggenda della janara

Le janare erano un gruppo di streghe la cui storia ha origine a Benevento, ma si è velocemente diffusa anche nel napoletano e nel casertano. Si narra che queste si riunissero intorno ad un albero di noce vicino al fiume Sebeto per celebrare dei riti satanici. Queste figure hanno un ruolo talmente importante nelle credenze popolari che sono state coniate anche delle espressioni che le richiamano. Per dire ad una persona che sembra una strega da quanto è cattiva si dice, infatti, “pare ‘na janara”. Facciamo, però, un passo indietro alla scoperta del mito.

Secondo la leggenda, la janara era un’anziana signora dall’aspetto terrificante: era infatti molto magra, quasi pelle e ossa, con la pelle flaccida e i capelli sporchi e unti. Durante la notte, questa aveva l’abitudine di entrare nelle case dei contadini e causare nei poveretti delle paralisi nel sonno o degli incubi. I giovani erano le sue vittime preferite: la janara, infatti, si sdraiava sul loro petto con lo scopo di soffocarli.

Per i contadini era difficile accorgersi dell’ingresso della janara. Questa, infatti, era invisibile e si muoveva con il vento. Se si sentiva una mano gelida sul viso era ormai troppo tardi perché era già riuscita ad entrare. Dopo il suo primo ingresso nell’abitazione era assicurato il suo ritorno.

I suoi bersagli prediletti erano le stalle. Dopo essersi accertata della partenza dei contadini, la janara entrava e rubava una giumenta. Era solita, infatti, cavalcare nella notte fino a stremare gli animali che, molto spesso, morivano per la fatica. Una volta morta la giumenta, la strega faceva delle trecce alla sua criniera per lasciare un segno memorabile.

Per difendersi dalle azioni malefiche della janara, i contadini svilupparono dei sistemi per evitare che la strega riuscisse ad entrare nelle loro abitazioni. Il metodo più diffuso era quello di posizionare del sale o una scopa di saggina davanti a tutti gli ingressi, incluse le finestre. La strega prima di poter entrare doveva contare tutti i grani di sale o i rametti della scopa, questo le faceva perdere tempo e all’arrivo del sole fuggiva velocemente.

La leggenda della janara

Se la janara riusciva ad entrare, però, c’era ancora modo di combatterla. Era sufficiente afferrarla dai capelli, più facile a dirsi che a farsi, e alla sua domanda “ch’ tien’n man’?” (“che tieni in mano?”) rispondere “fierr’ e acciaij” (ferro e acciaio). A questo punto non poteva più liberarsi e poteva essere cacciata. Se i contadini riuscivano a catturarla mentre era trasparente, la janara proteggeva la casa automaticamente per sette generazioni.


Conoscevate già la leggenda della janara? Se visitate Napoli sapete come difendervi! Se vi interessano le storie della zona del napoletano, non potete non leggere il nostro articolo sul mito di Sebeto.

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