parco nazionale della sila piccola

Eccomi a raccontarvi dell'ennesimo viaggio intrapreso questo anno. Questa volta non supereremo i confini della nostra Nazione, ma rimarremo per esplorare ciò che di bello ha da offrire l'Italia. E non mi sarei mai aspettata che fosse così bello.
Il nuovo viaggio ci porterà alla scoperta del Parco Nazionale della Sila, un'area protetta che si estende all'interno della regione calabrese.

Primo giorno - Arrivo nel Parco Nazionale della Sila

Il nostro - incredibilmente lungo - viaggio inizia con una traversata di 8 ore (OTTO-ORE) in auto, dalla verde Umbria, passando per diecimila regioni italiane, anche quelle inesistenti come la Basilicata (scherzo, la Basilicata si colloca al terzo posto nell'universo parallelo dei luoghi che non esistono, dopo Narnia e il Molise). Fortunatamente una scheda SD ricca di canzoni dall'alto spessore artistico, come la sigla di Rossana e Elsa che all'alba sorgerà, accompagnerà il nostro lungo cammino.

Uscendo dalla strada principale, iniziamo ad affrontare delle zone meno trafficate e, dopo aver superato paesi su cui abbiamo fatto infinite battute (Mormanno, siamo venuti a patteggiare) imbocchiamo delle stradine di montagna che ci catapultano improvvisamente in un mondo fantasy. La carreggiata è inghiottita dal verde della natura che cerca di riappropriarsi del suo spazio, le radici degli alberi fuoriescono dalla terra e creano un'incredibile cornice al nostro passaggio. La luce calda del sole calabrese penetra tra i lunghi rami e illumina la strada.
Tiro giù il finestrino: l'aria è fresca e capisco di essere, finalmente, arrivata.

Il luogo di incontro con gli altri ragazzi è il Parco hotel Granaro, una struttura immersa nel verde, dove alloggeremo per tutte le notti della nostra permanenza. Vi invito a leggere l'articolo in cui parlerò della nostra sistemazione, poichè è un luogo incredibilmente giovane e pieno di iniziative, sia per grandi che per bambini.
E' il momento delle presentazioni: conosciamo gli altri blogger/instagrammer e ci viene offerto un aperitivo. Da questo momento, infatti, inizierà un percorso verso l'ingrasso totalmente sregolato, a base di pietanze locali incredibilmente buone. Già mi ero innamorata perdutamente della Calabria.

cibo calabria
Formaggi tipici della Calabria e rustici con carne e pesto 

Devo ammettere che ogni giorno ho atteso il momento del cibo con grande gioia. Il ristorante dell'hotel è di livello davvero altissimo, e a me... si sa, piace mangiare!
La prima cena è quella che mi ha fatto capire che sarebbero stati 3 giorni fantastici! Vi lascio le foto delle cose buonissime che ci hanno portato.

Rustico con farina di castagna con funghi  e salsiccia

Tagliata di vitello con patate della Sila e polpetta con peperoni

Cheesecake al limone

Subito dopo aver riempito lo stomaco, abbiamo preso ognuno una felpa (perchè sì, ci troviamo in Calabria, a fine giugno, e la sera fa freddino! Per me che odio il caldo è tipo il paradiso) e ci siamo incamminati alla scoperta dei dintorni. La notte era limpida, e a guidarci c’era solo il bagliore delle stelle e della luna. Abbiamo percorso il sentiero fino al Museo Mabos, facendomi spiegare il concetto di “Brigante”. Qui, infatti, ai tempi dell’Unione d’Italia, si rifugiava un famoso brigante di nome Murano. Ma io, sinceramente, nella mia ignoranza non sapevo cosa fosse un brigante. O meglio, conoscevo l’etimologia del nome, ma non sapevo che con questa parola venivano indicati coloro che si ribellarono all’Unità d’Italia, ed in particolare alla situazione che si instaurò nelle regioni meridionali appartenute al regno delle due Sicilie.

Di ritorno dalla nostra fredda camminata, siamo stati scaldati con una buonissima tisana, accompagnata da chiacchiere e risate.

La prima giornata si conclude così, con un letto super comodo che ci aspetta e che io non vedevo l’ora di abbracciare. Il giorno seguente non sarà affatto facile da affrontare, poichè ci aspetta il Parco Avventura!

 

Secondo giorno – Il Parco Avventura e le Cascate Murano

Questo sarà il giorno più stancante, perchè probabilmente avevamo sopravvalutato la nostra resistenza.

Per cercare di non svenire immediatamente, Matteo ci fa trovare una tavola imbandita di dolci: crostata, ciambellone, cornetti e marmellate di ogni tipo.
Riempito il piatto (e io di solito a colazione nemmeno mangio!) e cercato di non ingozzarmi come un’oca, siamo pronti per esplorare i dintorni dell’hotel, scoprendo il Museo Mabos (di cui vi parlerò nella recensione del Parco Hotel Granaro), i murales ricchi di colori delle strutture secondarie, le coltivazioni (come il ribes), le centinaia di fragoline di bosco che costeggiavano il nostro cammino e l’immensità della foresta che ci circondava.

parco hotel granaro

Ma finita questa passeggiata per digerire e scoprire le bellezze che ci circondano… è il momento di dare il meglio di noi negli intricati percorsi di Alberolandia, il Parco Avventura situato esattamente accanto il nostro Hotel.

Qui troveremo Iresha ad accoglierci, che già dal principio aveva capito di aver davanti delle pippe assurde.
Dopo averci legato tipo cotechini, e spiegato brevemente le regole del gioco (e le misure di sicurezza), abbiamo intrapreso il primo, grande percorso del Parco: il percorso di pratica.

Il primo step serviva ovviamente per farci familiarizzare con gli strumenti: i moschettoni e la carrucola. Il tutto è filato più o meno liscio.
Il secondo percorso era quello facile, e quindi non potevamo di certo mollare così, venendo sbeffeggiati da tutti. Ma è proprio qui che registreremo il primo caduto della storia. A metà percorso infatti, su delle croci di legno stabili come la borsa di Wall Street durante il giovedì nero, Giulia deciderà di lasciarci, cadendo rovinosamente (e rimanendo appesa, grazie ai moschettoni di sicurezza). Purtroppo, l’assenza di guanti di protezione le causerà delle ferite sulle mani (portatevi dei guanti da casa). Il recupero del caduto sarà molto lungo, tanto che dal nostro lato qualcuno proporrà un aperitivo ad alta quota.
Riuscito finalmente il salvataggio, riprendiamo il percorso. Ovviamente ci siamo fatti spiegare il trucco per superare le croci di legno, ed evitare di cadere uno dopo l’altro.

Il terzo percorso (il medio-facile) iniziava a mettere in difficoltà qualcuno (non noi ovviamente, che siamo degli scoiattoli), poichè i “voli” con le carrucole diventavano via via più difficili.
Qui, probabilmente (devo buttare ad indovinare poichè è successo dietro di me, quando ormai ero già abbastanza avanti) un altro membro del team ci ha lasciato, o ci ha provato. Durante un lancio con la carrucola non è riuscito a tenersi nella base di arrivo, tornando indietro e rimanendo appeso a metà, nel vuoto. Si narra che sia stato spinto verso la base con dei bastoni.

Alberolandia
Mentre aspettavamo di poter proseguire, attendendo il nostro aperitivo

Il quarto percorso inizia a farci sentire la fatica. Le carrucole infatti (che di solito era il momento “relax” alla fine del percorso), si complicano ulteriormente. Dopo che ti sei lanciato nel vuoto, devi rimanere attaccato alla rete e poi far passare i moschettoni. Insomma, non proprio piacevole per le nostre mani.
Io già sentivo che le braccia non volevano più saperne, ma mi stavo divertendo tantissimo in compagnia di tutto il team. E poi, dovevo dimostrare a me stessa di riuscirci! Non avrei mai più guardato il divano con gli stessi occhi. Nella mia mente già mi immaginavo ad allenarmi tutti i giorni per partecipare a Takeshi’s Castle.

Però, signori e signore, l’ultimo percorso, il più difficile, il non plus ultra dei percorsi di Parchi Avventura… l’ho saltato.
Vi starete chiedendo perchè… ed il motivo è proprio semplice. Mi dolevano le braccia e le mani, e questo era il percorso che le metteva di più alla prova. Fosse stato uno dei primi, probabilmente ce l’avrei fatta… ma così ho dovuto mollare. Però devo ammettere che chi lo ha fatto ha sofferto molto nel portarlo a termine (soprattutto nella parete da arrampicata!).

Ma non finisce qui, perchè se fino ad ora è andato tutto più o meno liscio… l’ultimo pezzo (ossia il VOLO, il percorso in cui ci si lancia nel vuoto per ben due volte), super adrenalinico, mi creerà qualche problema. In particolare un elemento: il materasso di protezione dell’ultimo volo, su cui ho stampato la mia schiena (e forse ho perso anche qualche anno di vita). Mi ero distratta quando Iresha aveva detto di fermarsi puntando i piedi.

Nonostante il racconto catastrofico, sappiate che è un’esperienza fantastica, da fare soprattutto in compagnia dei propri amici per farsi tantissime risate (e con i guanti!). Ma devo ammettere che ciò che ci aspetterà dopo, sarà ancora più bello.
Non immaginatevi scenari da favola o luoghi inesplorati. Sto parlando del pranzo, che è sempre una gioia in questa terra!

Il banchetto è super ricco come al solito, e vista la nostra stanchezza… non ci faremo pregare due volte! Probabilmente è stato il pranzo più veloce del blogtour.
Vi faccio vedere cosa ci hanno portato.

 

Uovo cotto con limone e bruschetta con scarola

Stroncatura con funghi porcini appena colti

Involtino di pancetta e finocchietto selvatico, salsiccia e purè

Finito il pranzo, è il tempo di incamminarci nuovamente verso un’altra avventura.
Questa volta raggiungeremo in auto l’ingresso alle Cascate del Monardo.

Per raggiungere la prima delle cascate siamo passati attraverso dei sentieri abbastanza semplici, adatti a grandi e piccini. Un solo pezzo poteva rivelarsi pericoloso, poiché invaso dalle ortiche; ma coprendosi bene con una felpa è possibile scamparne (io mi sono coperta, gli altri non molto e infatti è iniziata a circolare la leggenda del “se non ci pensi non prude”). La prima cascata è effettivamente molto bruttina. Il rivolo d’acqua è davvero piccolo, naturalmente pieno di zanzare. Davvero deludente.

Il percorso per raggiungere la seconda, invece, iniziava a complicarsi un pochino. Speravo che a maggiore difficoltà corrispondesse maggiore bellezza! Quindi sono andata avanti con la voglia di portarmi a casa una bellissima foto ricordo. L’ultimo pezzo, per raggiungere la cascata, aveva delle specie di “scale” naturali incredibilmente sdrucciolevoli – complice anche la pioggia dei giorni precedenti – ed abbiamo rischiato tutti di farci un bel bagno (o di romperci l’osso del collo, a voi la scelta), ma lo spettacolo che ci si apriva davanti era davvero incredibile. La cascata non era altissima, ma la cornice che creavano i rami caduti nel lago la trasformava in una cascata unica al mondo.
Ci siamo presi del tempo per scattare delle foto (a cui abbiamo aggiunto degli effetti speciali, come il fumo della sigaretta elettronica) e fare delle foto di gruppo, perchè la nostra avventura insieme non sarebbe durata ancora a lungo.

cascate di murano

Finito il momento foto è il momento di rincasare, per riposarsi da questa giornata super stancante ma che ci ha fatti divertire e conoscere nuovi luoghi. Raggiungiamo l’albergo, ci sistemiamo e siamo pronti per un’altra, buonissima, cena.

Come sempre ci accomodiamo nella nostra tavola rotonda, i soliti posti degli altri giorni e si inizia a chiacchierare. Ci scambiamo esperienze, sogni e consigli, ed è bello conoscere altre persone con la tua stessa passione e con lo stesso luccichio negli occhi. Ma, come ben sapete, gli occhi si accendono all’arrivo della cena. Ecco questa sera cosa ci tocca mangiare!

 

Risotto ai funghi porcini su crema di ortiche

Tagliolini all’arancia e ribes

Tagliata di pollo con fragoline di bosco e salsa ai lamponi

La serata finisce presto, data la stanchezza accumulata (siamo rimasti a chiacchierare fino alle 24, quindi ho detto una bugia), ma la fine di questa avventura si avvicina.

Di ritorno in camera, iniziamo a preparare le valigie. Lasciare quest’aria così pulita e fresca per tornare a soffrire il caldo della campagna è davvero spiacevole.

 

Terzo giorno – Il Lago del Passante e il Parco Nazionale

E’ l’alba di un nuovo giorno, e siamo pronti a vedere cosa ha ancora da offrirci questa regione.
Dopo una colazione come sempre abbondante, ci spingiamo verso il Lago del Passante in auto (l’idea era di raggiungerlo in bici, che si possono comodamente noleggiare nella struttura, ma il tempo stringeva).

lago del passante

La strada è breve e, parcheggiando le auto su un prato, notiamo subito la vastità del paesaggio che ci circonda. Le acque limpide del lago sono incorniciate da una verdissima vegetazione. Poco lontano delle mucche pascolano, ma lì ci siamo solo noi. La bellezza dello scenario che si riflette sulla superficie dell’acqua è mozzafiato. Il tempo di respirare questa tranquillità, di bagnarci i piedi (la strada finisce direttamente nel lago) e di scattare due foto, e siamo pronti a ripartire. Mi sarebbe piaciuto restare a godermi il paesaggio ancora un po’.

Raggiungiamo in auto l’altra sponda del lago, per vederlo dall’alto. Da qui si può anche vedere la diga che lo ha formato, e le mucche sono più vicine (tranquilli, non ci sarà nessun racconto di incontri ravvicinati con questi animali). Abbiamo anche visto un bellissimo e pericolosissimo nido di processionarie.

La seconda tappa è il Centro Visitatori di Monaco A. Garcea, un luogo tenuto in condizioni perfette, accessibile anche ai non vedenti (grazie alla presenza di cartelli con scritte in braille). All’interno si possono trovare alcune esposizioni e due musei tematici, centri di ambientazione per animali del Parco (come cervi, caprioli e daini) e alcuni dei paesaggi più belli del tour, come il laghetto che potete vedere qua sotto.

centro visite monaco a garcea

Anche qui, la passeggiata è breve ma educativa, ed è possibile apprendere come ci sia una grande volontà di “parlare della natura” e farla conoscere a grandi e piccini.

E’ tempo di tornare in albergo per il nostro ultimo pranzo e i saluti. Questa volta mangeremo in modo più sbrigativo, soprattutto perchè a noi spettavano altre 8 ore di strada. I saluti non sono mai il mio forte, e credo di non saper trasmettere agli altri quanta voglia avrei di rimandarli. Ma arrivano in ogni viaggio.
Perchè questa regione in soli 3 giorni mi ha dato tanto e si è presa tanto, e spero di tornare presto per prendermi altro e dare altro.

Ma per concludere in bellezza, finito il Blog Tour e ripresa la strada del ritorno (oltre ad una disavventura durante il tragitto), ci fermeremo ad ammirare lo splendido paesaggio dell’Arcomagno, nella città di San Nicola Arcella. Qui, un sentiero (dove non si potrebbe passare) ti immerge nelle ambientazioni di Game of Thrones e ti catapulta in uno scenario surreale: l’acqua penetra da un arco naturale scavato nella roccia e forma una piccola baia isolata, in cui godersi la solitudine e il dolce sciabordio del mare.
Noi abbiamo corso per goderci lo spettacolo del sole che scompare, attraverso l’arco, nel mare.

arco arcomagno

E questo è lo scenario migliore per concludere questo racconto.

Spero vi sia piaciuto e, soprattutto, spero che visiterete il Parco Nazionale della Sila piccola. Un gioiello incastonato nelle belle e selvagge terre calabresi.

9 commenti su “3 giorni alla scoperta della Sila piccola, Calabria”

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